andres bello y mis pies negros
ecco il primo muro dipinto a santiago con un ritardo enorme.
dovevo uscire dall'ittica passione.
ho dipinto un piede nero, alto 2 metri e mezzo, era il piede di un clochard che dorme e vive in calle andres bello, in una zona alta di santiago. lui i piedi neri. andres bello da ora nome anche a un'universita privata. i piedi restano neri.
E' la solita lotta/convivenza tra la ricchezza e la poverta'. due mondi, prendi il bus e come cambiassi di citta, due mondi anzi vari. sfila la strada vitacura, una sola tra un comune e l'altro di qua autopattuglie private, negozi bianchi, occhi verdi, e prato fresco, pick up neri e nessuno spazio all'imrevisto. poi i commerci la citta anni settanta, le torri in cemento grigio che allende sperava, le persone che camminano, i venditori di tutto, i gelati nel bus, la signora suda, gli studenti con le uniformi blu e gli scarponi neri, l'autista sbuffa. si arriva a plaza italia dove c'e' un grattacielo a forma di cellulare, quelli quadrati dei primi tempi, case antiche che dicono barcelona ma piangono nestle' dai muri, i cani arranicchiati nei buchi del marciapiede. dormono. poi il bus gira e prendi quello per bellavista e recoleta che sono rive gauche e mercato. scendi. c'e' puzza di ortaggi e profumi divini di frutta. i vecchietti non vanno in pensione, scaricano all'alba le casse che possono,dormono, poi giocano a carte sul retro dei camion ormai vuoti. vita, gente con cocacola e un barbone dorme sotto il sole, nero. la gente mi guarda passare con i secchi di vernice e gli abiti dello straniero, perche quelli ce li hai cuciti addosso, sulla pelle. la gente un po mi ignora un po e felice di parlare, le case sono quelle di inizio secolo, l altro, massimo due piani, le facciate dipinte di fresco 50 anni fa, decadono. la citta' mi accoglie, ancora non ci sono quelle stupide torri di appartamenti che le imprese hanno seminato ovunque, i mattoni sono terra e paglia e quando guardi nei cortili-corridoi i bambini giocano con niente. chiedo ad un vecchio/sedia davanti a casa sua di chi sia quel muro dila' balbetta, non mi dice altro, con un occhio stanco di caldo mi fa capire che i muri per chi li dipinge sono sempre pronti esito lo saluto. gia' i muri di tutti, la strada di tutti la possibilita' di trovare di tutto, mi viene in mente i mega centri commerciali che sono spazi pubblici ma dopo tutto, la guardia mi dice, hanno un proprietario. no, li non scopri niente. non ti aspettare niente. se non la sorpresa di un nuovo negozio che hanno aperto.
torno mentalmente a recoleta alla zona bohemienne dove i bar danno la birra gelida a niente e la gente straripa dai marciapiedi, la vita incontrollata, un ubriacone vende noccioline barcollando, un bambino ha due tamburi legati alla schiena e crea un ritmo girando su se stesso, passano due turisti cosi' biondi! un ragazzo fa giocoleria per guadagnare ai semafori.
si, recoleta e' un quartiere vero, storico, da qui non se ne devono andare, spero nella resistenza. il prossimo muro dovrebbe essere piu violento, un enorme ferita creata dalle torri della speculazione edilizia, arriva crisi e fai presto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

bella la vita che straripa dai marciapiedi, ma soprattutto bello il dinosauro che è diventato balena che è diventato grosso piede a schiacciare i muri di santiago...